La vita, la morte, l’eros, il sacro: i gioielli animisti di Andrea Branzi

La vita, la morte, l’eros, il sacro: i gioielli animisti di Andrea Branzi

da HTSI de ilsole24ore.com del 7 gennaio 2025

di Alba Cappellieri, Politecnico di Milano

Corone, tiare, pettorali, pendenti e anelli: un’esplorazione della dimensione mistica dell’ornamento nel suo significato primordiale, fra spirito e materia, umano e divino.

Andrea Branzi è stato tra i pochi maestri italiani ad aver lasciato un segno nella cultura del progetto, sia in veste di autore che di teorico. Colto, curioso, intelligente, fin dagli esordi fiorentini dell’avanguardia radicale prese subito le distanze dalla matrice tecnologica e funzionalista dell’architettura moderna, privilegiando, al contrario, la dimensione umana e sociale del design. Nelle sue parole, «le radici del design sono molto remote e non rintracciabili nell’industrialesimo, ma nell’animismo latino». Pertanto alle caratteristiche prestazionali degli oggetti Branzi ha sempre preferito quelle spirituali e antropocentriche, oggetti, cioè, capaci di affrontare criticamente i grandi temi antropologici, come quello delle origini, il tema della vita, della morte, dell’eros, il sacro. Forse è proprio per questo suo avvicinare gli oggetti alla vita spirituale degli uomini che Branzi è stato uno dei pochi progettisti, insieme ad Ettore Sottsass, ad aver considerato il gioiello non secondo le consuete coordinate della preziosità dei materiali o dell’appartenenza al lusso, bensì come un ornamento capace di stabilire «relazioni simbiotiche, il cui valore trascende la dimensione economica per realizzare un più complesso teorema fondato sulla valorizzazione spirituale della persona che li indossa». Mentre il gioiello ha storicamente suscitato scarso interesse tra gli architetti e i designer per il suo essere “superfluo” e “opulento”, Branzi, al contrario, ne era affascinato al punto da dedicargli un paragrafo della sua Introduzione al design italiano. Per lui il gioiello rappresenta un oggetto arcaico, che appartiene alla storia dell’uomo, capace «di valorizzare non la ricchezza ma la sacralità della persona», i cui valori sono «intrinseci prima che esteriori e decorativi; energie spirituali e non soltanto fisiche». Non solo. I gioielli per lui hanno un profondo valore apotropaico, «appartenevano alla cultura religiosa prima che a quella orafa, perché erano il segno evidente di un’elaborazione esorcistica della persona umana e il simbolo della ricerca di un segreto ordine nelle leggi del cosmo, teso a realizzare un equilibrio tra bellezza, salute, qualità organolettiche dei materiali e virtù civili»…

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